sabato 1 giugno 2013

La difficile arte ...

La difficile arte di comunicare.
Io ci provo da oltre un anno, ma senza esiti significativi.
Tornano sempre le stesse questioni, sempre le medesime mancanze di informazioni (su dati forniti e riforniti). I commenti sui media, a parte troll e imbecilli, dimostrano che le cose dette in decine di post non sono servite a nulla. Ma amen.
Ci riprovo.
Non senza premettere che mi sento - non solo per questo - stanco e demotivato.

Ci provo.
Noi non abbiamo mai voluto fare una "Scuola come tante", rassegnata alla mediocrità.
Abbiamo voluto provare a metterci all'altezza delle Scuole migliori, italiane ed europee; abbiamo chiamato docenti da tutto il mondo, costruito un progetto formativo innovativo, mandato pressoché tutti i nostri studenti all'estero, sviluppato rapporti con il territorio e con il mondo.
I risultati li abbiamo avuti: siamo ai vertici delle classifiche, abbiamo un'ottima  reputazione più o meno dappertutto, abbiamo laureato ottimi studenti, continuiamo a stare nei circuiti internazionali.
Non un'altra Scuola, ma una Scuola di grande qualità.
Abbiamo avuto dei meriti, noi tutti della comunità di AAA a partire da chi ha avuto la visione e la forza di portarla avanti, il collega Vanni Maciocco, per finire - passando attraverso docenti, collaboratori e studenti - con il sottoscritto.
Ma abbiamo avuto dei sostegni: nei primi anni la disponibilità di spazi (messi a disposizione dal Comune) e di risorse (messe a disposizione dalla Regione) sono stati congrui.
Noi non vogliamo fare una "Scuola come tante", vogliamo puntare a giocarcela con i migliori.
Tra parentesi, solo così il valore di AAA per la città e il territorio è grande e non meramente legato all'affitto delle case per residenza.
Bene.
Posso ripetere che tentare di avere una Scuola di qualità deve essere una scelta e richiede degli investimenti?
Non possiamo pretendere che i nostri interlocutori vogliano assumersi queste responsabilità: in tempi di vacche magre (o di assenza di vacche) le istituzioni devono scegliere cosa vogliono e possono fare.
Si può decidere che AAA è un costo che non si può sopportare. Non è un crimine. è una scelta.

Noi pensiamo che gli spazi che servono ad AAA ci siano, che difficilmente potrebbero avere una destinazione diversa e più redditizia, che ad Alghero ci sono già molti spazi poco utilizzati e sotto-utilizzati, che assegnati ad AAA avrebbero una vita e una vitalità che renderebbe servizi a tutta la città, alle istituzioni, alle associazioni, ai residenti, agli ospiti.
Noi pensiamo che la Regione debba sostenere una sede decentrata ad Alghero con un finanziamento pari ad almeno  un terzo (il 33%) dei fondi destinati a Nuoro sia un buon investimento, che risolverebbe problemi di gestione e manutenzione degli immobili e garantirebbe risorse sufficienti per mantenere un ambiente internazionale che giova al prestigio, all'immagine e all'economia di Alghero e della Sardegna.
Noi pensiamo che l'Ateneo debba - nel suo insieme - decidere se la sede di Alghero possa avere le dotazioni e i servizi necessari per operare in condizioni di normalità e decidere se investire strategicamente su una Scuola di qualità, che ha avuto e può avere un effetto traino per tutti. [Faccio qui una precisazione, a scanso di equivoci, io apprezzo moltissimo l'impegno e il sostegno del Magnifico Rettore Attilio Mastino cui mi lega una grande amicizia e per cui ho una stima profonda; dopodiché siamo diversi e ci capita di avere diverse percezioni dei modi con cui affrontare i problemi; ma anche con Vanni Maciocco eravamo e siamo diversi.]
Noi pensiamo che l'ERSU deve considerare Alghero tra le sedi cui garantire servizi (da quelli abitativi, alla mensa, agli spazi per lo sport e la cultura): possiamo costruire un progetto che costruisca una rete di servizi utili per tutti i giovani della città.
Insomma bisogna scegliere. Posso dire quel che temo? Temo che non si sceglierà. L'esito sarà una rapida "cattura" di AAA da parte della mediocrità.

Non ho parlato dei termini operativi dell'accordo tra Ateneo e Comune sugli spazi. Sia perché l'accordo non è ancora definitivo, sia perché non è stato reso pubblico, sia perché non coinvolge direttamente il Dipartimento nella sua sottoscrizione. Ho già espresso un giudizio da professore di urbanistica su alcune parti dell'accordo, quelle che non mi convincono e che ritengo sbagliate per gli interessi della città. Spero di potermi esprimere presto come cittadino.
Abbiamo deciso (io non sono entusiasta di questa decisione: possiamo dire che non ero del tutto favorevole?) che nella scheda per il Ministero indicheremo in prima istanza Alghero come sede delle lezioni di tutti i corsi, riservandoci - se le sedi non saranno effettivamente disponibili per l'inizio delle lezioni (come io temo) - di spostare alcune classi a Sassari: un compromesso, che non mi convince, ma che convince il Rettore e i miei colleghi coinvolti.

Il giorno 15 Giugno ci incontreremo per una giornata intera per parlare del futuro del Dipartimento: è una nostra abitudine ragionare esplicitamente e pubblicamente; un'altra buona pratica che non sarebbe inutile esportare.
Come dicevo sono stanco e demotivato, spero che da quella giornata emergano forze nuove per dirigere il Dipartimento; sempre che decidiamo che ha un senso andare avanti, come una Scuola di qualità, non come una Scuola qualsiasi.

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2 commenti:

  1. Caro direttore,
    che Architettura, e piú in generale l'Universitá, abbia una continua necessitá di reperire risorse finanziare per mantenere e migliorare il livello culturale e scientifico, non vi sono dubbi. Cosí come ce ne sono pochi quando si elabora la considerazione che l'investimento in cultura sia uno dei pochi veramente validi.
    Ma il lettore- cittadino- contribuente, che si interessa alla vita della societá in cui vive, non puó esimersi dal constatare che, a fronte di questa continua richiesta di sostegno, manca la presentazione qualsiasi proposta di razionalizzazione della spesa.
    In questa Regione vivono 1,6 milioni di abitanti, in via di rapido invecchiamento. Ci sono due Atenei, troppi. Per giunta con facoltá doppie, in alcune delle quali , se non sbaglio, il numero di docenti supera quello degli studenti. Sono convinto che una saggia politica di accorpamenti, razionalizzazioni e delocalizzazioni reperirebbe risorse piú che sufficienti ad attraversare questa fase recessiva.
    Purtropp il cittadino di cui sopra ha sempre l'impressione che la categoria dei docenti universitari, sia costituita da persone di elevata cultura, ma con una scarsa propensione a scendere dalla famosa torre d'avorio per confrontarsi con i problemi contingenti.
    Voglio dire che, in una crisi economica per definire la quale abbiamo finito pure gli aggettivi,
    non si ode, dal mondo universitario, una voce di critica, di analisi, di proposta. Nei miei quarant'anni di lavoro ho attraversato tutte le disgrazie industriali sarde, e non ho mai, dico mai, sentito una voce alzarsi dal mondo accademico a contrastare la devastazione provocata e gestita da una classe politica che mi rifiuto di definire.
    Se il serbatoio di pensiero costituito dalle universitá sarde non riesce a elaborare proposte partendo da due dati oggettivi, la curva demografica e l'emigrazione dei giovani, ma soltanto a riempire se stesso producendo stuoli di laureati, potrá richiedere a ragion veduta l'erogazione di nuove risorse?
    Con immutata stima.

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  2. Caro Gufo, ha ragione su tutta la linea.
    I docenti universitari, nel loro insieme, non hanno saputo, non sanno, non vogliono interrogarsi sul loro ruolo, sul futuro, sulla necessità di riorganizzare i progetti formativi.
    Noi ad AAA ci proviamo, in modo trasparente e pubblico. Almeno ci proviamo.
    Che si debba ridurre il numero dei corsi, accorpandone parecchi, costruire percorsi comuni con l'Ateneo di Cagliari (io non credo nell'unificazione, ma in un coordinamento forte sì), aumentare nello stesso tempo il numero di laureati e la poro possibilità di trovare occupazione (sono due cose da perseguire insieme), è secondo me un fatto.
    Mi permetto una sola osservazione: molti di noi - nelle forme e nei modi che hanno - hanno denunciato molti degli scempi cui lei si riferisce; dovremo farlo di più e meglio.
    Aggiungo che noi abbiamo rendicontato sino all'ultimo euro i contributi che abbiamo avuto dalla Regione e abbiamo mostrato come hanno "fruttato"; non so se altre sedi decentrate con sostegni ben più consistenti abbiano fatto altrettanto.
    Buon fine settimana.

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